Il concetto di numero reale
La padronanza dei numeri decimali limitati, la capacità di utilizzare strumenti di misura graduati, sono fondamentali, in particolare, per avviare una sistemazione del concetto di numero reale, che inzialmente deve essere chiamato semplicemente "numero" (o numero illimitato), rinviando a metà delle scuole superiori l'aggiunta dell'attributo reale per distinguerlo dai numeri complessi. Non è certamente un concetto difficile: già i babilonesi (circa 2 millenni a.C.) padroneggiavano un sistema di scrittura posizionale, anche se con base sessanta: ad es. 1 24 51 10 (scritto usando simboli diversi per le cifre) rappresentava il numero 1+24/60+51/60²+10/60³; sapevano calcolare la radice quadrata di un numero con qualunque precisione (avevano l'idea che si poteva andare avanti e che fermandosi ad un certo punto si otteneva una approssimazione, di cui sapevano valutare l'errore);
Il modo più semplice, comprensibile e affontabile correttamente nella scuola preuniversitaria è quello di introdurre i numeri "reali" come opportune successioni di caratteri (cifre, "." e ""), con una opportuna relazione di "eguaglianza" (3.7999 =3.8000 , ecc.), con una definizione algoritmica delle operazioni sui numeri decimali limitati, e con l'estensione di queste operazioni ai numeri reali mediante il concetto di approssimazione (es.: per ottenere il risultato di x·y con una certa precisione basta operare su intervalli di indeterminazione per x e per y sufficientemente piccoli).
Invece nei libri di testo spesso si trova una "buffa" costruzione dei vari insiemi numerici a partire da N.
"Buffa" perché sarebbe dispendioso e difficile introdurre gli strumenti algebrico-logico-insiemistici per effettuare "correttamente" la costruzione (anche il solo passaggio) agli interi, e di questi non si trova traccia nei libri di testo, per non parlare della costruzione di Q a partire da N per la quale occorrerebbe applicare concetti come partizione, classe di equivalenza, immersione, (nella scuola preuniversitaria si può introdurre il termine "razionali" come alternativa per individuare i numeri periodici, dopo aver scoperto che questi sono identificabili come i numeri esprimibili come rapporto, "ratio", tra numeri interi).
E i numeri reali in tali libri vengono introdotti come elementi di separazione tra classi contigue di numeri razionali, senza rendersi conto che se i numeri reali non li ho già non esiste alcun elemento se non nei casi in cui appartenga a una delle due classi, e sia quindi razionale; e senza porsi il problema che, comunque, si dovrebbe trovare il modo di collegare (e in modo "corretto") questa "costruzione" all'usuale modo di scrivere i numeri.
Solo a livello universitario si possono mettere a punto i concetti per una corretta costruzione, più o meno in questo modo, della struttura dei numeri reali.